Si parla di fase 2, di ripartenza dopo Pasqua, a scaglioni – ovviamente. Si presume che le prime a partire saranno le aziende produttive e manifatturiere, poi tutto “il restoâ€, probabilmente a fasi.
Dal 20 di febbraio è stata una curva in crescita di sofferenze, per chi si ammalava e per i parenti, per chi non ce la faceva nella solitudine delle terapie intensive, di incertezze ma anche di applausi e canti. Tutti abbiamo seguito le maratone televisive che ci hanno aggiornato di minuto in minuto, le conferenze stampa dei politici, le polemiche dei giornalisti e le interviste fiume agli scienziati e ai ricercatori che si contraddicevano a vicenda; più di tutto abbiamo assistito ai sacrifici, spesso con la vita, e i successi del personale sanitario, esposto in prima linea e che non finiremo mai di ringraziare.
Abbiamo ascoltato di tutto e di più, ma dal 20 febbraio io non ho sentito nessuno dire una parola sul terzo settore; si è parlato, è vero, delle case di riposo, delle rsa, ma solo per le decine di anziani contagiati e che hanno perso anche la vita, spesso senza sapere se infettati da questo maledetto virus, ma non ho sentito parlare di disabilità , non ho sentito una parola sulle famiglie che in questo periodo devono gestire delle situazioni anche pesanti. E non ho sentito una parola sul sostegno di tutte quelle persone che lavorano nel terzo settore, forse perché tutte le persone che lavorano con persone diversamente abili o anziani lo fanno “per missioneâ€. Attenzione però, tutti noi che siamo coinvolti nel terzo settore, che a fine mese portiamo a casa due lire e spesso neanche quelle, dobbiamo sopravvivere.
Cosa succederebbe in Italia se il terzo settore non avesse la forza economica per ripartire? Tutte le strutture che, ad esempio si autofinanziano, come Koinè? Quelle, già normalmente a fine anno si trovano a dover rincorrere i debiti? cosa farebbero gli addetti? E che fine farebbero gli animali?
Koinè si autofinanzia attraverso le quote associative ed il rimborso spese che gli utenti esborsano usufruendo dei nostri servizi; ma attenzione, siamo fermi dal 20 febbraio e in tutto questo periodo non vi sono state entrate ma solo uscite. In prima battuta vengono gli animali, che anche se sono a riposo, devono essere accuditi, rifocillati, curati e poi ci sono gli addetti; anche loro devono sopravvivere. In questo momento è veramente dura; è vero è dura per tutti, ma per il terzo settore è ancora più dura… Pensate se in Italia si fermasse l’associazionismo! Non mi pare di esagerare se dicessi che si fermerebbe il paese. Un paese, l’Italia, in cui i ricchi sono sempre più ricchi ed i poveri sono sempre più poveri, in cui i fragili, i deboli e gli emarginati non avrebbero più soluzione.
I tempi per la nostra ripartenza saranno ancora più lunghi. Personalmente penso che prima di settembre le nostre attività non potranno essere rimesse in campo. Lavoriamo con persone estremamente fragili, che devono essere protette, e che saranno le ultime a riprendere la vita normale e le normali attività .
Vi invito a cominciare a parlare del terzo settore, di chi si occupa delle persone più delicate e di chi ha come missione il loro benessere.